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Il dolore è amore imprigionato

di Edoardo Conte

Il dolore è amore imprigionato. Questa affermazione molto forte può essere addirittura sconcertante se non la si comprende nel suo significato profondo. Partiamo dall’inizio.

Quando nasciamo a nuova vita, cioè l’Anima è pronta ad incarnarsi, disegna il suo piano di incarnazione consultandosi con i Signori del Karma, affinché il tema karmico sia affrontato e possibilmente risolto. Quindi, nasce il nuovo individuo che porta con sé la nota karmica che ha, ovviamente, la funzione di sciogliere il karma individuale, sempre che lo si conosca, comprenda e, quindi, liberi.

Lo strumento più efficace per compiere questa missione di vita è il dolore. Si, proprio così. Essendo il dolore quella parte di Amore universale imprigionato entro la persona, si fa sentire dalla coscienza come una percezione di mancanza o carenza. Qualche cosa che manca alla persona. Ebbene, la mancanza di quell’amore è percepito dalla coscienza incarnata come DOLORE.

Ecco spiegata la sofferenza umana che, a questo punto, preme per essere avvertita e soprattutto riconosciuta.
Il dolore ha la grande funzione evolutiva di supplire all’ignoranza, che a sua volta, è la conseguenza di non conoscere la causa di quel dolore, nel senso che spinge la coscienza a chiedersi il perché della sofferenza.

Quando la coscienza inizia a interessarsi al proprio dolore, ebbene, inizia il percorso di guarigione o di liberazione dell’Amore imprigionato. Così, la conoscenza della causa karmica del dolore, sconfigge l’ignoranza e apre la via alla liberazione personale. La conoscenza profonda della nota di sofferenza rivela, via via, la “maschera” e i vari travestimenti, come difetti, vizi, complessi e ossessioni, per ripulire la persona da tutti i disagi che il dolore ha indossato per attirare l’attenzione della propria coscienza.
E più si scopre il vero volto del dolore e più quel dolore si svela come strumento di verità e, una volta calata la maschera della nota karmica, sarà più facile trasformare gli altri travestimenti con il solo utilizzo dei Principi o Valori che qualificano la Vita. Alla fine del percorso di conoscenza della sofferenza, la coscienza ha svelato il vero volto e sa, a quel punto, che il dolore è finalmente stato trasformato nello strumento d’Amore.

Per questo motivo la Conoscenza è detta rivelatrice dell’Amore; ed essendo l’Amore la causa prima della creazione, una volta riconosciuto nella sua pienezza, la coscienza è libera di amare e dunque: Creare. Non più maschere o travestimenti, non più dolore, niente più menzogne e la Verità trionfa. La paura di amare, spesso rifugio delle persone pavide, lascia il posto alla gioia dell’amore che defluisce dal centro del Cuore e irradia la sua potenza per ogni dove.

Questo processo di conoscenza è sintetizzato nel metodo ArchetHealing che attraverso il ricordo di un dolore personale lo affronta mediante una immagine che lo raffigura. Questa immagine scaturita dal disegno della persona che ha ricordato il suo primo episodio di sofferenza, diventa il volto del dolore che, per la prima volta viene svelato. Così il dolore personificato può essere conosciuto, ascoltato, ed infine compreso nella sua funzione evolutiva. Ma l'immagine di dolore è solo l'inizio del percorso di guarigione. Ad essa vengono rivolte 4 domande le cui risposte, frutto del contatto tra la persona e l'immagine, consentono alla persona stessa di individuare l'immagine di liberazione, cioè il vero volto dell'amore che vuole liberarsi. Cosi la procedura dona alla persona gli strumenti per conoscere, elaborare il proprio dolore ed anche trasmutarlo in insegnamento di vita con un rituale opportuno di scambio delle immagini, accompagnato da mantra che agiscono come comandi sui corpi sottili della persona.

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