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Del rapporto di coppia

di Edoardo Conte

Con questa riflessione, basata sull’esperienza acquisita in tanti anni, accumulando errori e insuccessi, ma anche insegnamenti, vorrei portare luce sulle dinamiche del rapporto di coppia, croce e delizia di chi cerca la propria controparte o, “l’altra metà del cielo” e, in una visione più ampia, la sintesi degli opposti.

Inizio subito con l’affermare che gli opposti sono necessari al percorso evolutivo proprio per via della loro peculiarità: quella di attrarsi. Se non avessero polarità contraria, come due magneti, non si attrarrebbero, anzi, si respingerebbero. Dunque, gli opposti, si attraggono per riconoscersi come due metà complementari – due profili dello stesso volto - che, mediante il costante riconoscimento, annullano la distanza fino a fondersi nuovamente nell’unità originaria.

La polarizzazione è il solo mezzo con cui le affinità si incontrano. Il paradosso dell'attrazione polare consiste proprio in questo: due entità affini per specie e/o tema karmico, producono una polarizzazione per attrarsi. L'attrazione è, dunque, per affinità che necessariamente si polarizzano creando, così, il campo magnetico entro cui agire in complementarietà.

Questa proposizione indica il percorso e la meta di un individuo che, separato, individualizzato, per l’appunto, anela, dal profondo dell’anima, a ricongiungersi con il Tutto da cui provenne.

Per formare una coppia, occorre quindi, che due persone di sesso opposto o con marcata tendenza femminile l’uno e maschile l’altro, avvertano una polarizzazione attrattiva. Avvenuto il primo contatto, generalmente mediante attrazione fisica, inizia un coinvolgimento sentimentale che lega i due sul piano emotivo, in modo differente a seconda della loro direzione psicologica. Introversi ed estroversi, generalmente, si cercano proprio perché la polarità e quindi l’attrazione, è molto forte nella sfera delle emozioni.

Sul piano mentale, il legame attrattivo dipende da vari fattori. In primo luogo, occorre dire che, la mente ha una capacità attrattiva minore rispetto a quella emotiva. Inoltre, esistono più menti. Quella concreta, razionale, analitica, che usa il lobo sinistro del cervello, è polarizzata e risponde all’attrazione della personalità; mentre quella astratta, intuitiva o sintetica, essendo uno stato di coscienza dell’Anima, risuona per affinità. Dunque, il razionale avrà difficoltà a rapportarsi con l’intuitivo, così come una mente concreta e pragmatica cozzerà contro quella tendente all’astratto e all’idealità.

Ma l’attrazione da sola, non basta.

Per cementare il rapporto e costruire una nuova creatura, sintesi dell’io e del tu, occorre avere anche una affinità elettiva, ossia, quella risonanza esistenziale e convergenza di intenti che accorda gli strumenti creativi della coppia sulla medesima nota.

Passato il periodo di rapporto, che viene definito dell’innamoramento, per cui, in virtù dell’attrazione fisico-emotiva, avviene un primo contatto animico del tutto spontaneo, inizia per la coppia il vero lavoro di conoscenza che mette a nudo le diversità poiché fa cadere il velo della idealizzazione. L’altro, improvvisamente, compare per quello che è, con i suoi pregi ma soprattutto i difetti.

A questo punto va detto che la coppia in formazione deve necessariamente utilizzare la condivisione, come mezzo indispensabile per armonizzare i vari piani messi in gioco: il fisico, l’emotivo e il mentale. Anzi, la condivisione è la prima delle regole che ordinano gioco e giocatori. Se non vi è condivisione non vi è rapporto e poiché la condivisione non risponde alla quantità ma ad un aspetto qualitativo della vita, non la si può applicare parzialmente o ad intermittenza, pena la schizofrenia del rapporto stesso.

Come conseguenza diretta della condivisione si instaurano nel rapporto: l’accoglienza, la comprensione, l’accettazione e quindi la fiducia e il rispetto, come strumenti atti ad integrare le diversità emerse dopo l’innamoramento.

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