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Il Sé e i suoi strumenti di espressione - di Batà M. A.

 Nella Baghavad Gita è scritto:
«Avendo pervaso l'Universo con una parte di me stesso, Io rimango, immutato, libero, eterno».
Queste parole, che vogliono esprimere sinteticamente il misterioso rapporto tra l'Assoluto Trascendente e la divinità immanente, potrebbero applicarsi anche all'uomo, in cui il Sé è allo stesso tempo trascendente e immanente, universale e individuale. 

Forse è bene ricordare, prima di continuare, che cosa s'intende con il termine «Sé», per evitare confusioni e interpretazioni sbagliate.

Il Sé è la scintilla divina dell'uomo, la sua essenza, il suo vero Essere, eterno e immortale. t quella realtà interiore che nel corso dei tempi fu sempre ammessa e riconosciuta, non solo dalle religioni, ma da tutte le tradizioni esoteriche, pur designandola con termini e con nomi diversi, quali ad esempio (tanto per citarne solo alcuni): 
Anima, lo Superiore, Atman, Ishvara, Genius, Angelo Solare, Ego Superiore, lo Sono, Monade, Grande Uomo. 

Qualunque sia il nome dato a questo aspetto dell'uomo, esso vuole indicare un altro Io più profondo e reale dell'essere umano che ha caratteristiche divine e elevate, superiori a quelle che l'uomo sperimenta usualmente nel suo io ordinario. E proprio per distinguerlo da questo io di superficie che sia gli orientali che molte scuole spirituali occidentali hanno preferito chiamarlo il «Sé», termine Che sta a indicare uno stato di coscienza che pur essendo individuale trascende i limiti della personalità egoistica e separativa. 

Il Sé, quindi, è l'io Vero dell'uomo, il suo Essere Reale che è stato emanato dall'Assoluto stesso, ed è per questo una scintilla divina, che a livello microcosmico conserva tutte le proprietà e tutti gli attributi del macrocosmo. 

Per ben comprendere ciò dobbiamo risalire al momento della manifestazione quando l'Assoluto, uscendo dal suo stato di «pralaya» (riposo, immobilità, silenzio ... ) emana da Sé l'universo e crea le innumerevoli miriadi di «scintille», chiamate anche "monadi" che saranno in futuro esseri umani coscienti e individualizzati «... lo mi moltiplicherò, e sarò nato» (è scritto nella Chanda Upanishad) e queste parole vogliono appunto significare che non vi è separazione tra l'uno e i molti, fra Dio e l'infinita varietà e molteplicità di esseri e forme. L'energia divina creatrice emanata dall'Assoluto crea nel suo movimento di espansione discendente (involuzione) i vari piani della manifestazione, via via sempre più densi e pesanti fino alla materia fisica, e poi risalendo nell'arco ascendente (evoluzione) forma i diversi regni della natura: minerale, vegetale, animale e umano. 

Quando il regno umano emerge avviene però qualcosa di nuovo, un meraviglioso e importante evento: la formazione di una entità individualizzata e autocosciente. La scintilla divina ha trovato finalmente il suo strumento di espressione, la forma adatta con cui unirsi per poter rivelare attraverso di essa le sue energie, le sue facoltà, le sue divine potenzialità e realizzare il suo proposito. Tutto il lungo cammino attraverso gli altri regni della natura, la proliferazione di miriadi di forme, sembra culminare nella forma umana, l'ultima (almeno fino a oggi) dello sforzo evolutivo della materia. E infatti non sono apparse altre forme dopo l'uomo. 

Tuttavia l'evoluzione non è cessata. L'evoluzione continua. Nascostamente, inavvertitamente qualcosa continua a muoversi, a crescere, a evolvere, ma non più sul piano materiale, sul piano esteriore, bensì sul piano della coscienza. D'ora in poi nel regno umano l'evoluzione sarà contrassegnata dallo sviluppo della coscienza, poiché la scintilla divina, il Sé, si è incarnato. Come abbiamo accennato all'inizio, però, il Sé non si è incarnato totalmente. Egli ha emesso, come l'Assoluto nel creare la manifestazione, una parte di se stesso, un suo raggio e con esso ha vivificato la forma umana, creando allo stesso tempo Con le sue stesse energie un veicolo di espressione per ogni piano della manifestazione. quelli che sono chiamati nelle scienze esoteriche «I corpi», le «guaine» o, con termine sanscrito: «Uphadi». 

Il sé quindi è trascendente e immanente allo stesso tempo, come l'Assoluto che «con una parte di se stesso ha pervaso l'universo, eppure è rimasto libero, immutato, eterno». Possiamo simbolicamente vedere in questo processo creativo la triade universale: Padre, Madre, Figlio, che ripete a ogni livello la sua opera.


La scintilla divina, il Sé trascendente rappresenta il Padre, il primo Aspetto, che simbolicamente si unisce alla Madre (la forma materiale), la feconda immettendo in essa un Suo seme e da questa unione nasce il Figlio, il Sé immanente che si rivela come auto-coscienza. Infatti il senso dell'io, o auto-coscienza, è prerogativa esclusivamente umana. Solo l'uomo è cosciente di sé, si autoriconosce, sa di esistere, e si sente chiuso in un «io» che, pur essendo una limitazione e portando conseguenze apparentemente negative, e l'involucro necessario, la prigione che consente alla scintilla divina di prendere coscienza di sé attraverso la limitazione. «Senza limitazione non esiste la consapevolezza» dice la Besant, nel suo libro «Studio sulla Coscienza», poiché il senso dell'io non può nascere senza l'opposizione del non-io. E tale senso dell'io è indispensabile per il risveglio della coscienza poiché, attraverso ulteriori sviluppi, fornirà il «punto di appoggio» al Sé e per realizzare i suoi fini. 

Il livello evolutivo rappresentato dal regno umano è pertanto di un significato profondo e centrale nel grande schema cosmico dell'evoluzione, perché è contrassegnato da un evento di valore fondamentale: il passaggio dall'Anima-gruppo del regno animale, all'anima individuale. «.... Questo sviluppo dell'individualità costituisce uno degli scopi più importanti, forse anche il fine supremo del grande dramma cosmico. Poiché il principio dell'individualità, dell'autocoscienza, costituisce la base di ulteriori meravigliosi sviluppi, che possiamo solamente divinare vagamente in una grande luce di gloria, immaginando dei grandi centri spirituali capaci di estendere indefinitivamente la loro coscienza, senza però perdere il senso e i poteri della propria individualità e capaci quindi di essere consci, intelligenti e volenterosi cooperatori ed esecutori, in scala sempre più vasta, della Volontà Divina nel piano Cosmico». (R. Assagioli). 

E' questa una verità da tenere presente sempre se vogliamo effettivamente comprendere il destino dell'uomo e lo scopo dell'incarnazione della scintilla divina: il Sé. Occorre rifarci a ciò che dicono le antiche dottrine esoteriche, tramandateci dalla tradizione iniziatica, per capire anche da un punto di vista pratico, e direi quasi tecnico, come possa formarsi ed essere mantenuta la coscienza individuale del Sé. Nel momento in cui il Sé prende possesso di una forma umana per prima cosa si riveste di un involucro sottilissimo di materia del piano mentale superiore, chiamato Corpo Causale, da cui vengono emanati altri involucri e corpi, via via sempre più densi, uno per ogni piano della manifestazione. Così si formano un corpo mentale, un corpo astrale o emotivo e un corpo fisico con una controparte eterica o vitale. Il Corpo Causale persiste anche dopo la morte dello individuo e costituisce la sua «individualità» mentre gli altri tre corpi, che costituiscono la personalità umana, si dissolvono alla fine della vita fisica successivamente, in tempi diversi, come vedremo più approfonditamente nei prossimi capitoli. 

Tuttavia qualcosa rimane della personalità e dei tre corpi che la compongono poiché, vita dopo vita, tutti i nostri atti producono lentamente e gradatamente alcuni sviluppi e maturazioni e si trasformano in conoscenza, in saggezza, in varie facoltà e consapevolezza e vengono, per così dire, assorbiti dal corpo Causale. Nessun nostro sforzo, nessun nostro raggiungimento, nessuna lotta, nessuna maturazione interiore, sia pur minima, vengono perduti. Tutto è «registrato», assimilato dal Corpo Causale che si organizza, si rafforza, si «individualizza» sempre più, divenendo più luminoso, più ampio e più potente e fornisce al Sé sempre maggiore capacità di esprimersi e di rivelarsi. Inoltre di ogni corpo personale al momento della morte fisica rimane un «atomo permanente», una specie di condensato del grado evolutivo raggiunto che viene assorbito dal Sé nel Corpo Causale. 

Non dobbiamo però dimenticare, studiando questa complessa costituzione interiore dell'uomo, che in realtà egli è uno, pur nella sua apparente molteplicità, perché è sempre il Sé, la scintilla divina che crea i suoi strumenti di espressione con le sue energie, e nel crearli li rende adatti al livello su cui devono funzionare. Sri Aurobindo chiama questi tre corpi inferiori «i modi del Sè» e con questa espressione ci fa capire la loro natura. In realtà l'uomo è una unità nella molteplicità, tuttavia deve ritrovare e ricostruire questa unità passando attraverso successive fasi di integrazione e di disidentificazione che gli fanno scoprire il centro unificatore, la vera consapevolezza, il suo vero Io, intorno al quale ruotano tutti i veicoli di espressione. 

Lo schema più adatto a farci capire questa realtà è il seguente:

1. Il Sé.
2. Il Corpo Causale o Mentale (Superiore).
3. Corpo mentale inferiore (o concreto).
4. Corpo astrale o emotivo.
5. Corpo fisico eterico.
6. Corpo fisico denso.

L'uomo usualmente è identificato con il corpo più esterno,, quello fisico (n. 6), vive alla periferia della vera coscienza. t decentrato e quindi deve a poco a poco «risalire» verso il suo centro, conoscere via via i vari livelli dei suo essere, i suoi corpi sottili, imparare a vederli per quello che veramente sono: strumenti del Sé, veicoli di espressione formati da energie che hanno una precisa funzionalità. 

Il cammino è lungo e ci vogliono molte vite prima che l'uomo, come il figliol prodigo della parabola evangelica, possa «ritornare alla Casa del Padre» ricco di esperienza e di saggezza, ma questo cammino, quando è compiuto con piena consapevolezza e con totale adesione interiore, non solo diventa meno faticoso e difficile, ma si trasforma in gioia e in arricchimento, e ci dà l'unica vera felicità, la felicità di «crescita», come la chiama Teillard de Chardin. 

Per concludere dunque questo primo capitolo possiamo dire che risulta chiaro che lo scopo principale della incarnazione del Sé è quello di divenire cosciente di se stesso, trasformando ogni esperienza compiuta per mezzo della personalità in consapevolezza e saggezza, e di crearsi una individualità atta ad adempiere un compito più ampio a favore dell'umanità, al servizio del Piano Divino. Quelle che sono chiamate «iniziazioni» non sono altro che graduali e successivi ampliamenti di coscienza, ognuno dei quali rivela all'uomo un nuovo aspetto del grandioso lavoro da farsi, in cui ogni essere, ogni scintilla divina ha la sua parte da compiere.

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