Qui trovi ciò che serve alla crescita della cosienza, dalla Saggezza antica alla Fisica quantistica, per essere un individuo rivolto al Bene di tutti.
La mente è la funzione che ci distingue dagli animali ed è tutt’ora la nostra principale meta evolutiva. Questa affermazione si trova nei testi di ogni branca esoterica dalla Teosofia alla Antroposofia, passando per i Rosacroce, e così via.
Possiamo dire, senza ombra di smentita, che ogni architettura progettuale dell’essere umano è una struttura mentale, in cui i sentimenti del progettista, elaborati durante la “visione” del progetto, giocano il ruolo di magnetizzare l’architettura stessa, affinché chi la riceva ne sia attratto.
Quello che fa la differenza è la sintonia tra il Cuore, cioè l’apparato di sincronia con la Vita, e la mente, l’apparato di visione e costruzione progettuale. Va da sé che, se la mente è sintonizzata al Cuore, creerà architetture di una bellezza sublime, in perfetta coerenza alla creazione.
Per anni si è detto che essere mentali era un ostacolo alla crescita dell’individuo; ebbene è ora di sfatare questa credenza e portare chiarezza. Essere mentali significa nello specifico, usare solo la mente concreta, quella razionale, scollegata dal Cuore. Questo sì che è un grande problema non solo per l’individuo ma per l’intera Umanità… e ne vediamo le conseguenze nella perversa corsa agli armamenti che fomentano guerre. O negli individui che agiscono solo per il loro bene e il proprio tornaconto. Tuttavia, quando la mente è in sintonia col Cuore, il centro vitale, accordatore della creazione, allora svolge con estrema precisione la sua funzione di creare architetture mentali atte a concretizzare, poi, le azioni creative degli uomini.
Va detto che la mente non costruisce forme; bensì le progetta e “delega” al Cuore l’attività di costruzione, nella persona che ha allenato il Cuore a recepire il Piano evolutivo. Questo fatto è abbastanza “nuovo” e lo si può comprendere appieno solo se si ha la visione totale e inclusiva di come funziona la Vita.
La Vita, il cui centro nell’essere umano, risiede nel Cuore (scritto con la C maiuscola poiché è il chakra del Cuore, ossia, il centro vitale dell’organismo), ha due aspetti: quello paterno e quell’altro materno. Il Padre (la Monade) è l’intento motore, l'aspetto vitale ancorato proprio nel Cuore, il seme dell’idea primigenia, colta e proiettata sullo schermo della fattualità e disegnata in ogni sua singola componente nella visione di colui che crea; poi c’è, sempre nel Cuore, la funzione Madre che plasma l’aspetto forma di quel progetto paterno. Così abbiamo, riuniti nel Cuore, il Padre e la Madre: il creatore e la sua creatura; ma vi é di più.
Quello che nell’individuo preso ancora dagli aspetti egoistici speculativi, è desiderato nel plesso solare e costruito in “pancia”, ossia, sgorga dal marasma di emozioni ataviche, nell’essere che ha Cuore e mente in sintonia, viene costruito e irradiato attraverso il Cuore. Dunque, il Cuore, nell’Uomo redento, riunisce in sé Spirito e Materia, il Padre e la Madre in uno sposalizio alchemico.
Non vi è più distinzione tra la mente e il Cuore, i due agiscono come una unità creativa. Questo è l’essere cosciente che evolve la propria mente per costruire nel cuore le forme della convivenza armonica e della Pace. Una Pace finalmente acquisita.
In una visione evolutiva dell'essere umano redento, si potrebbe ipotizzare che la procreazione non avverrà più per opera della donna che accoglie e costruisce la nuova vita nel grembo, ma attraverso una Umanità non più sessuata che con atto creativo irradierà dal Cuore una immagine olografica della nuova creatura!
Esistono, delle tante categorie in cui si possono incasellare gli esseri umani, due particolari che li contraddistinguono nelle relazioni con gli altri: i cosiddetti oratori o affabulatori, in una parola, gli incantatori, e coloro che argomentano, raccontano, descrivono situazioni o contattano il sublime, in una parola gli scrittori nella fattispecie dei romanzieri, saggisti e poeti.
Incantatori e scrittori delineano due modalità di approccio molto diverse, la prima conduce al convincimento degli altri, la seconda a scoprire la verità nascosta dentro di sé.
Alla prima categoria appartengono gli affabulatori e imbonitori che incantano le masse e le convincono ad “acquistare” il loro prodotto o la loro idea, come fece Hitler; alla seconda appartengono i pensatori che scrivono per chiarire se stessi, come fece Dostoevskij.
Chi incanta, al massimo, scrive le sue memorie, a testimonianza del carisma avuto; chi scrive lo fa per il bisogno interiore di portar fuori il tumulto di idee che lo tormentano dentro.
Due modi opposti di relazionarsi, l’uno col fuori, l’altro col dentro; eppure entrambi usando la "parola" come portatrice di forza. La forza persuasiva o la forza introspettiva?
L’incantatore è mosso dal desiderio di illudere se stesso ammaliando gli altri, e così, supplire al mancato riconoscimento di sé; lo scrittore è spinto, al contrario, dalla irrefrenabile forza a scoprire chi è nei confronti della vita, per trasmettere questa sua individuale scoperta all’ambiente circostante e, dunque, renderlo saturo della verità svelata. Nella scrittura è insita la ricerca della messa a fuoco. Come una lente che esplorando l’inconscio faccia emergere concetti e idee e li incastri tra loro per costruire edifici stabili, fatti di vetrate trasparenti alla luce.
Ebbene, abbiamo maggior bisogno di relazionarci col dentro per esprimerlo e sciogliere tutti i nodi che lo avvinghiano alle nostre viscere come un animale espiatorio; oppure relazionarci col fuori e convincere gli altri che la nostra visione del mondo è quella giusta e migliore?
A quale delle due categorie apparteniamo?
di Edoardo Conte
La A.I. (intelligenza artificiale) sta sviluppando sempre più algoritmi sofisticati. A dir il vero sono i programmatori che li creano, anche se la A.I. imparando da se stessa, ha ora, la capacità di produrne di propri. Comunque sia, la intelligenza artificiale, per quanto molto più potente di un cervello umano per elaborazione di dati, non potrà mai creare o diventare una coscienza umana. Potrà, al massimo, elaborare degli automatismi che, come succede agli animali, siano capaci di attività programmate ripetitive e intelligenti; cioè, costruire sequenze di triangolazioni energetiche, come vettori di forza, che disegnino processi evolventi. Di per sé un algoritmo è una struttura procedurale che, secondo le variabili calcolate, porta a differenti risultati. Ciò che la A.I. non potrà mai fare è avere una coscienza capace di scelta o, di libero arbitrio, come noi umani. Chiariamo il concetto.
Un essere umano è tale poiché ha la possibilità di scelta tra due o più direzioni: cioè decide in base ad un processo coscienziale interiore, dove sia meglio, per lui, dirigersi in una determinata situazione. Per farlo, non solo soppesa le varie possibilità, ciò che anche la A.I. sa fare, ma ha un quid che gli dà il sentore che quella scelta sia la più giusta, anche se, poi, alla luce del risultato, potrebbe determinarsi sbagliata.
Questa è una caratteristica peculiare dell’essere umano, poiché egli ha, non solo un’interiorità collegata ai Principi della vita, ma ha un apparato senziente, il corpo emotivo, che gli consente di sentire se quella scelta è conforme e coerente a quei Principi; tanto è vero che se non lo fosse, prima o poi, avrebbe un rimorso di coscienza. E qui sta il punto.
Quel sentore di avere sbagliato, sgorga dalla comparazione interiore tra i semi dei Principi, nella forma simbolica di Archetipi, e la loro trasposizione nella realtà apparente, ossia, tra la realtà divina e le vicende del quotidiano. Quando vi è una discrepanza tra l’Archetipo e l’azione, cioè, un degrado di quel Principio nel comportamento umano, la spia dell’errore si accende e comporta un’altra dinamica interiore, altamente sofisticata: il dolore esistenziale.
La sofferenza umana è un espediente creativo che solo il Demiurgo ha potuto creare. Nessuna Intelligenza Artificiale potrà mai avere sentore del dolore, così come gli animali non lo hanno, poiché non hanno coscienza, se non di gruppo o anima-gruppo come è detta in termine esoterico. Quale è la differenza? Abissale.
Dobbiamo sapere che l’essere umano è un aggregato di coscienza che si esprime nelle scelte attraverso i propri corpi sottili che, infine, dirigono il corpo fisico, attraverso l'interfaccia del cervello, in azioni determinate.
La coscienza non fa nulla senza i propri corpi sottili. Quando pensa è perché il Deva mentale, su input della scelta della coscienza, costruisce forme-pensiero geometriche tali da proiettare un’onda mentale che, a sua volta, si traduce in parole pensate o udite, o scritte, secondo lo scopo. Quando la coscienza sente, è perché il Deva emotivo costruisce emozioni automatiche (da impulsi ambientali) o sentimenti (prodotti dal corpo di pensiero) tali da qualificare in positivo o in negativo, lo stato umorale. Così è per le nostre azioni personali, fatte di vettori di forza, che il Deva eterico triangola nell’etere disegnando forme (azione motive) dal serbatoio dell’energia potenziale.
La coscienza umana, dunque, ha quattro corpi di espressione che, se sa gestire, la fanno muovere nelle varie dimensioni della realtà apparente.
La A.I., al contrario, non ha sentimenti ma, come i Deva, ha solo attività intelligenti. Stanno cercando, i programmatori, di architettare algoritmi che siano simili a stati emotivi, nella illusione di dare emozioni alla intelligenza artificiale; ma non sanno che uno stato umorale è più di una scelta binaria. Potranno costruire, tuttalpiù, una “coscienza automatica" cioè istintiva come quella devica o animale, ma non quella di un essere umano. Uno stato d’animo è un processo di integrazione tra dimensioni superiori, dove i Principi si colorano di qualità, e inferiori o personali, dove quei Principi sono interpretati dai corpi personali secondo la consapevolezza dell’individuo.
In particolare, il corpo emotivo dà alla coscienza la percezione del giusto e dello sbagliato, secondo i parametri dei Principi archetipici insiti nel “DNA” interiore. Quando percepisce il giusto, la coscienza si sente in equilibrio o addirittura, in uno stato emotivo di pace e serenità: sa di essere sintonizzata con la vita. Quando percepisce lo sbagliato, come senso di errore, allora si sente male e ha dolore. Il dolore è lo strumento della evoluzione umana che mai, nessun algoritmo potrà costruire affinché la A.I. abbia coscienza. Il dolore supplisce all’ignoranza e dà alla coscienza la possibilità di dirigere l’attenzione dove più occorre, per ristabilire lo stato di equilibrio tra sé e la Vita Una. E che cosa è il dolore se non l’immagine distorta della nostra divinità su cui e in cui possiamo specchiarci misurando la distonia coi Principi? Ecco che cosa ci rende unici. La coscienza del dolore!
In tutta la galassia siamo le poche umanità che hanno il corpo senziente. Alice Bailey nei suoi scritti, ispirata dal Maestro D. K., scrive che la sfera astrale o emotiva è, in definitiva, costruita dalla progenie umana e serve proprio a scegliere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, il piacere dal dolore. Quanto è vero e quanto ci fa divenire responsabili delle sorti del pianeta e di tutti Noi.
Il sentore del Cuore, non potrà mai essere programmato con alcun algoritmo. Quindi la A.I. non potrà mai gioire o rattristarsi, mai sentirsi nel giusto o fare un’azione buona verso gli altri. Per essa sarà sempre una “decisione” binaria di zero o di uno. Non potrà illuminarsi gustando il sorgere del sole e nemmeno immalinconirsi al calar della sera.
di Edoardo Conte
La Trinità a forma di triangolo equilatero è la raffigurazione geometrica dei tre aspetti del Divino: Spirito, Coscienza e Materia. Essi costituiscono la base dell’intreccio della Vita e il loro rapporto di relazione e alternanza produce Causa, Significato, Effetto. I tre in Uno sono il Demiurgo in azione. Il campo magnetico prodotto da Spirito e Materia è l’ambiente o spazio di sperimentazione che consente alla coscienza non solo di esistere contemporaneamente ai due, ma, di crescere ed espandersi, attestando e avvolgendo in progressione geometrica la spirale evolutiva della creazione.
Gli esseri umani su questa verità hanno creato, domandola ai loro bisogni, la produzione d’energia nell’aspetto del flusso o corrente energetica a cui hanno dato il nome di: corrente elettrica. La corrente per antonomasia, che diffonde e alimenta le nostre case e le nostre attività energivore. Si, le nostre attività hanno tutte bisogno di energia per essere trasformate in forza vitale creatrice. Propongo questi termini e non altri, per far comprendere a tutti, come in noi ci sia il seme del Divino che spinge a creare sistemi analoghi alle Sue verità eterne.
Noi costruiamo procedure in corrispondenza a quelle verità e quando lo sono, funzionano alla grande!
Dunque, tornando alla Trinità, abbiamo creato l'energia trifase ad Essa corrispondente. Tuttavia, vi è una grande differenza tra la corrente trifase e quella monofase, per struttura, funzione e potenza. Meglio, quindi, chiarirla ai fini dell'analogia e similitudine di questa riflessione.
La prima differenza è che la corrente trifase genera campi magnetici mentre la monofase no. Un campo magnetico è l’ambiente di “scambio relazionale” delle entità vitali, dunque, la trifase genera scambi vitali energetici. È molto più affidabile, potente ed economica della monofase e, infine, più adatta alle esigenze della produzione industriale. Tutti i motori industriali sono trifase. Perché allora non è utilizzata per alimentare anche le nostre case? Per via dell’alto voltaggio che è a 400 volt, mentre il voltaggio della monofase, in Europa, è tra i 230 e 240 volt. Ciò riduce il rischio di morte da folgorazione ma, al contempo, pone la corrente monofase più costosa, meno efficiente da erogare e insufficiente per le nostre attività abitative. Ciò nonostante è la più diffusa. Eppure vi è un motivo che ci dovrebbe far propendere per la corrente trifase anche per l'uso domestico; esso sta proprio entro la struttura geometrica delle forze in gioco.
Le tre fasi della corrente trifase sono raffigurate come vertici RGB (Red, Green, Blue) di una stella a tre punte o a forma di una pala eolica. Ciascuno dei 3 vettori della stella, con angolo a 120 gradi, ruotando, produce un movimento ad onda sinusoidale che si intreccia agli altri due come un cordone sinergico. I tre vettori congiunti scaricano la forza verso il centro della stella che funge da neutro o “vuoto quantico” e così si eroga corrente elettrica tutt’attorno producendo energia bilanciata (vedere le 3 immagini sotto).
L’analogia evidenzia la funzione dei tre Raggi di aspetto che si fondono all’unisono per creare un “cordone” di potere creativo. Dunque, la corrente trifase emula la potenza dei tre raggi dispensatori di vita nelle tre fasi o funzioni di Volontà, Intelligenza e Amore. Ogni fase dona la sua qualità e, insieme, danno a noi l’energia creativa. Ricordiamocelo quando pigiamo l’interruttore per illuminare la nostra casa. Il Divino è sempre in e con noi, e in ogni istante ci propone la geometria della creazione.
Per approfondire sulla corrente trifase: https://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_trifase
di Edoardo Conte
Tensioni
alternanza bilanciata