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La scienza della vita - di Capra Fritjof

 Con questo libro mi propongo di estendere al campo delle scienze sociali la nuova concezione della vita che è emersa dalla teoria della complessità. Nel fare questo, andrò delineando un orizzonte concettuale in cui le dimensioni biologiche, cognitive e sociali della vita si integrano a vicenda.

Il mio scopo non è soltanto quello di offrire un quadro unitario di vita, mente e società, ma anche quello di sviluppare un approccio sistemico e coerente col quale affrontare alcuni dei problemi fondamentali del nostro tempo. 

Il libro si divide in due parti. Nei tre capitoli della prima parte presento questo nuovo orizzonte teoretico, affrontando in successione la natura della vita, la natura della mente e della coscienza, e la natura della realtà sociale. I lettori interessati soprattutto alle applicazioni pratiche di queste concezioni potrebbero saltare direttamente alla seconda parte (capitoli 4-7): è infatti possibile leggere questi capitoli indipendentemente dai primi - anche se i lettori che vogliono affrontare l'argomento più in profondità troveranno in essi numerosi riferimenti alle sezioni di carattere più propriamente teoretico.

Nel quarto capitolo, applico la teoria sociale delineata nei capitoli precedenti al management delle organizzazioni umane, concentrandomi su una questione in particolare: fino a che punto un'organizzazione umana possa essere considerata come un sistema vivente. Nel quinto capitolo, la mia attenzione si sposta su una delle questioni più urgenti e controverse del nostro tempo- le sfide e i pericoli della globalizzazione economica sotto la guida dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO, World Trade Organization) e delle altre istituzioni del capitalismo globale.

Il sesto capitolo è dedicato a un'analisi sistematica dei problemi scientifici ed etici legati alle biotecnologie (ingegneria genetica, donazione, alimenti geneticamente modificati ecc.), con una speciale attenzione per la recente rivoluzione concettuale introdotta nell'ambito della genetica dalle scoperte del "Progetto Genoma". Nel settimo capitolo, discuto la situazione del mondo agli inizi del Ventunesimo secolo. Dopo essermi soffermato su alcuni dei principali problemi ambientali e sociali - considerati nelle loro connessioni con i nostri sistemi economici -, prendo in esame il diffondersi su scala mondiale della "Coalizione di Seattle", costituita da organizzazioni non governative (ONG), e i suoi piani volti a rimodellare la globalizzazione sulla base di una differente scala di valori.

Nell'ultima parte del capitolo affronto quindi un ulteriore fatto a cui assistiamo in questi anni, la sempre più vasta diffusione dell'ecodesign, discutendo le sue implicazioni in relazione a un futuro passaggio a un modello di sviluppo sostenibile. 

Questo libro riprende e sviluppa il discorso portato avanti nelle mie opere precedenti. Dai primi anni Settanta, il tema al centro della mia ricerca e dei miei scritti è stato quello del fondamentale cambiamento nella visione del mondo che, in questi anni, sta prendendo piede nella scienza e nella società: il dischiudersi di una nuova concezione della realtà e le implicazioni sociali che questa trasformazione culturale porta con sé. 

Nel mio primo libro, Il Tao della fisica (The Tao of the Physics, 1975), affrontavo le implicazioni filosofiche dei drammatici cambiamenti di concetti e idee che hanno rivoluzionato l'ambito della fisica - il campo di ricerca da cui provengo - nei primi tre decenni dei Ventesimo secolo, e che ancor oggi vengono discussi ed elaborati nelle nostre attuali teorie della materia.

Il mio secondo libro, Il punto di svolta ( The Turning Point, 1982), mostrava come la rivoluzione nella fisica contemporanea avesse preannunciato una rivoluzione simile avvenuta poi in molte altre scienze - con una corrispondente trasformazione, nell'ambito della società, dei valori e delle visioni del mondo. In particolare, mi soffermavo sui cambiamenti di paradigma in biologia, medicina, psicologia ed economia.

Nel corso di questa mia indagine, giunsi a comprendere che tutte queste discipline avevano a che fare - in un modo o nell'altro - con la vita, con sistemi viventi (biologici o sociali che fossero), e che la «nuova fisica» risultava pertanto inappropriata come paradigma e come fonte di metafore nel trattare questi ambiti. Il paradigma della fisica, cioè, andava sostituito con un orizzonte concettuale di più ampio respiro, con una concezione della realtà che ponesse al proprio centro la vita stessa. 

Tutto ciò costituì, per me, un cambiamento di prospettiva molto profondo, che prese piede gradualmente e in seguito all'influenza di diverse persone. Nel 1988 pubblicai un racconto di questo mio cammino intellettuale, intitolato Verso una nuova saggezza (Uncommon Wisdom: Conversations with Remarkable People).

Agli inizi degli anni Ottanta, mentre stavo scrivendo Il punto di svolta, quella nuova concezione della realtà che avrebbe finito per soppiantare il meccanicismo cartesiano in tutta una serie di discipline aveva ormai raggiunto un ottimo livello di articolazione. Indicai la sua formulazione scientifica con l'espressione «la visione sistemica della vita», riallacciandomi in tal modo alla tradizione intellettuale del pensiero sistemico; inoltre, sottolineai come la scuola filosofica dell'ecologia profonda - che vede gli esseri umani nella loro inscindibile unione con la natura, e riconosce il valore intrinseco di ogni forma di vita - fosse in grado di fornire al nuovo paradigma scientifico un contesto filosofico (ma potremmo anche dire spirituale) ideale. Oggi, a distanza di vent'anni, resto ancora di questo parere. 

Negli anni successivi, ho esplorato - con l'aiuto di amici e colleghi - le implicazioni dell'ecologia profonda e della visione sistemica della vita in vari ambiti disciplinari, e ho pubblicato diversi volumi con i risultati delle nostre ricerche. La politica dei verdi. Cultura e movimenti per cambiare í1futuro dell'Europa e dell'America (Green Politics, 1984), scritto assieme a Charlene Spretnak, analizza l'ascesa del partito dei Verdi in Germania; L'universo come dimora (Belonging to the Universe, 1991), scritto assieme a David Steindl-Rast e Thomas Matus, indaga le analogie tra il nuovo pensiero scientifico e la teologia cristiana; EcoManagement (1993), scritto assieme a Ernest Callenbach, Lenore Goldman, RUdiger Lutz e Sandra Marburg, propone un orizzonte teorico-pratico per il management improntato a una coscienza ecologica; e Steering Busíness Toward Sustainability (1995), che ho curato assieme a Gunter Pauli, è una raccolta di saggi scritti da dirigenti amministrativi, economisti, ecologisti e altre persone, in cui vengono presentati una serie di approcci pratici per affrontare la sfida di uno sviluppo che sia ecologicamente sostenibile. Attraverso queste indagini, la mia attenzione è stata sempre rivolta - e lo è tuttora - ai processi e agli schemi di organizzazione dei sistemi viventi, alle «connessioni nascoste tra i fenomeni». 

La visione sistemica della vita esposta in "Il punto di svolta", non era tanto una teoria coerente dei sistemi viventi, quanto piuttosto un nuovo modo di pensare la vita - che includeva nuove percezioni, un nuovo linguaggio e dei nuovi concetti. Si trattava di uno sviluppo concettuale all'avanguardia della scienza, uno sviluppo introdotto da una serie di ricercatori - appartenenti a vari ambiti disciplinari che seppero creare quel clima intellettuale che, negli anni seguenti, avrebbe reso possibili dei significativi progressi.

Negli anni successivi, gli scienziati hanno fatto passi da gigante verso la formulazione di una teoria dei sistemi viventi grazie alla messa a punto di una nuova teoria matematica - o, meglio, di un intero corpo di concetti e tecniche di analisi matematica - in grado, appunto, di descrivere e analizzare la complessità dei sistemi viventi. Negli scritti divulgativi, questa teoria viene solitamente indicata come «teoria della complessità», o anche come «la scienza della complessità». Dal canto loro, gli scienziati e i matematici preferiscono invece chiamarla, più prosaicamente, «dinamica non lineare». 

Fino a non molto tempo fa, negli ambienti scientifici si insegnava a evitare le equazioni non lineari, poiché esse risultano quasi sempre impossibili da risolvere. Negli anni Settanta, però, gli scienziati iniziarono ad avere a loro disposizione dei computer con velocità di calcolo sempre più alte, che li aiutarono ad affrontare e a risolvere queste equazioni; e, durante questo loro lavoro, vennero via via formulando un gran numero di nuovi concetti e tecniche di analisi che poi, gradualmente, si strutturarono in un unico orizzonte matematico in sé coerente.

Negli anni Settanta e Ottanta, l'interesse per i fenomeni non lineari generò poi tutta una serie di teorie dall'alto potere esplicativo, grazie alle quali la nostra conoscenza di molte caratteristiche chiave della vita è cresciuta in modo impressionante. Nel mio libro più recente, "La rete della vita" (The Web of the Life, 1996), ho illustrato una sintesi della matematica della complessità e delle odierne teorie non lineari dei sistemi viventi, delineando così i tratti di quella nuova visione scientifica della vita che si sta facendo strada in questi anni. 

Anche l'ecologia profonda, dal canto suo, è stata ulteriormente sviluppata e perfezionata durante gli anni Ottanta, e ci sono ormai moltissimi libri e articoli che vertono sulle discipline a essa collegate: l'eco-femminismo, l'eco-psicologia, l'eco-etica, l'ecologia sociale e l'ecologia transpersonale. Attenendomi a questi risultati, nel primo capitolo di La rete della vita mi sono soffermato in una presentazione dell'ecologia profonda e delle sue relazioni con queste scuole filosofiche.

La nuova visione scientifica della vita, fondata sui concetti della dinamica non lineare, rappresenta un vero e proprio spartiacque concettuale. Per la prima volta, abbiamo ora a nostra disposizione un linguaggio che ci mette in grado di descrivere e analizzare i sistemi complessi. Concetti come quelli di attrattori, ritratti di fase, diagrammi ramificati e frattali non esistevano prima dello sviluppo della dinamica non lineare. Questi concetti ci hanno condotto a importanti intuizioni in vari ambiti disciplinari, e ci mettono in grado di porci delle nuove, stimolanti domande. 

Nella mia estensione dell'approccio sistemico al dominio sociale è esplicitamente incluso anche il mondo materiale. Ciò suonerà strano, dato che solitamente chi si dedica allo studio della società non è interessato al mondo della materia.

Per il modo in cui sono state organizzate le nostre discipline accademiche, le scienze naturali si occupano delle strutture materiali, mentre le scienze sociali studiano le strutture sociali (intese essenzialmente come regole di comportamento). In futuro, però, una divisione così marcata non sarà più possibile, proprio perché la sfida principale del nuovo secolo - per gli scienziati della società, per quelli della natura e per chiunque altro - sarà quella di costruire delle comunità che siano ecologicamente sostenibili, progettate in modo tale che le loro tecnologie e le loro istituzioni sociali (le loro strutture materiali e sociali) non vengano a minare quella capacità di sostenere la vita che è una proprietà intrinseca del mondo naturale. 

I principi che staranno alla base della progettazione delle nostre future istituzioni sociali dovranno essere in armonia con quei principi organizzativi che la natura stessa ha sviluppato al fine di sostenere la rete della vita. Per raggiungere questo fine, non potremo fare a meno di un orizzonte concettuale unificato che ci consenta la comprensione sia delle strutture materiali, sia di quelle sociali. Lo scopo di questo libro è proprio quello di delineare un primo schizzo di un tale orizzonte. 

FRITJOF CAPRA Berkeley, maggio 2001.

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