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Cinema: la settima arte della virtualità

di Edoardo Conte

cineforumEsiste un’espressione umana che da anni veicola la virtualità, ancora prima dell’avvento di Internet, riassumendo in sé le basi del pensiero quantistico e deterministico al tempo stesso: il Cinema.

Non a caso è stato definito la Settima arte a significare la diretta discendenza dal Settimo Raggio dell’Ordine e legge o della magia cerimoniale. In effetti, il cinema ha in sé tutta la magia della evocazione simbolica, mentale ed emotiva. Ebbene sì, il Cinema e i films che sono il suo prodotto, costituiscono la nostra sperimentazione ed esperienza nel campo delle probabilità possibilistiche. Non vi è altra attività ed arte che uguagli il cinema nel creare una costruzione il più vicino possibile all’idea originale. Nemmeno un edificio in confronto al progetto architettonico ne è una fedele riproduzione, poiché anche nella edificazione più accurata vi sono errori intrinseci all’uso dei materiali e alla riproduzione su scala 1:1 del disegno progettuale.

La chiave di questa “perfezione” sta nella ripetizione!

Ogni scena e singolo chack è girato tante volte quanto basta per renderlo il più sovrapponibile all’idea dell’autore/regista. E proprio nella ripetizione è il segreto della perfezione che convoglia le infinite possibili riproduzioni della realtà in un unico precipitato espressivo, immagine del modello/idea di riferimento. La scelta della migliore scena fa collassare l’onda delle probabilità in una particella univoca e assoluta di realtà virtuale.

Verrebbe da domandarsi se quella realtà sia più o meno reale della casualità spontanea in cui la coscienza umana non esercita scelta. Arduo è dare una risposta definitiva. Vero è che l’emozione scaturita dalla celeberrima asserzione del film: Via col vento, è identica e genuina come quella sortita da una situazione inaspettata e casuale. “Domani è un altro giorno” muove nei cuori la speranza come se ciascuno di noi pronunciasse quella frase per la prima volta e non fosse una battuta del copione detta da Rossella O’Hara. L’identificazione emotiva travalica lo spazio tempo; la realtà e la finzione cinematografica si fondono e restituiscono un’emozione vera!

A ben vedere la scelta del migliore chack ha a che fare con la capacità umana di esercitare il principio di libertà che riguarda proprio l’arte di discriminare, cioè di isolare una delle tante possibilità e farla divenire unica nella linearità del tempo. Questo, in altri termini, viene definito come principio di determinazione ed è il più alto risultato della coscienza umana. Noi possiamo determinare una realtà apparente e una soltanto in una sequenza di scelte che disegnano la storia di un essere umano. La sequenza cinematografica è testimone di questa scelta e la rende vera e irripetibile nei cuori e nelle menti degli spettatori che, a loro volta, la recepiscono come un proprio vissuto.

Dove è la realtà e dove la finzione?
I contorni sfumano in un ologramma le cui sfaccettature restituiscono un intero sempre vero nell'apparente manifestazione della vita. Il nostro cervello non coglie la differenza tra una foto stampata di un albero sul magazine Nature e un albero in natura. Per il cervello umano sono reali entrambi e li memorizza secondo le circostanze di relazione e la situazione emotiva collegata. La cosiddetta realtà e la virtualità, l'immaginazione e la condizione, nel cervello si intrecciano a formare un unicum a cui noi diamo il nome di sperimentazione dell'esistere, o, più comunemente: vita.

Attraverso i films, in definitiva, possiamo vivere differenti vite identificandoci di volta in volta nei personaggi e nelle loro storie. Il risultato nella nostra coscienza è vedere e conoscere dove una scelta e un comportamento possono condurre senza doverli sperimentare in prima persona e, dunque, risparmiarci di vivere tutte le possibili variazioni sul tema. In qualche modo i films ci mostrano i tanti destini e le conseguenti destinazioni per risolvere le prove della vita, fornendoci gli esempi utili per ogni direzione intrapresa.

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