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Guida alla conoscenza di sé - di Batà M. A.

 L'uomo, consapevolmente o no, cerca continuamente se stesso. Nel profondo della sua coscienza sa che lo scopo della vita è trovare il suo vero io, poiché solo dopo questo ritrovamento egli si risveglierà alla realtà e potrà «vivere» nel vero e completo senso della parola, esprimendo se stesso e utilizzando tutte le sue capacità, tutte le sue qualità, tutte le sue energie.

Ogni nostra aspirazione, ogni nostro desiderio, ogni nostra insoddisfazione, ogni nostra ricerca sono in realtà sintomi di questa innata esigenza dell'uomo di raggiungere l'autorealizzazione, e sono le manifestazioni esteriori della lotta interna che stiamo combattendo, pur senza saperlo, per metterci in sintonia con il punto centrale della nostra coscienza, che rappresenta il fulcro della vita. Dal «nosce te ipsum» di Socrate fino alla ricerca dell'individuazione degli psicanalisti moderni, l'uomo ha dimostrato di aver intuito questa verità.

Tuttavia non è facile scoprire questo nostro io reale perché la nostra vera individualità è latente nel profondo di noi stessi, è come se fosse «inconscia» per noi, e talvolta è addirittura dormiente per cui dobbiamo lottare molto, commettendo numerosi errori, prendendo direzioni sbagliate, soffrendo e penando, prima di trovare la via giusta che ci porterà direttamente alla sorgente di noi stessi. 

Ognuno di noi ha la sua «nota» da esprimere, le sue qualità, le sue capacità, e solo ritrovando il vero «io» riesce a far venire alla luce tutto questo e si sente allora felice, sereno, armonico e pieno di vitalità e di potere. Molti squilibri, malesseri, disarmonie psichiche e fisiche hanno origine proprio in questa mancata autorealizzazione. Una delle più attuali teorie sull'origine delle nevrosi si basa proprio su questa difficoltà dell'uomo a ritrovare la sua vera individualità e sugli errori che egli commette nell'aspirazione a esprimere se stesso. 

La strada per giungere al ritrovamento di sé comincia con lo studio serio e costante del proprio mondo psichico, con l'autoanalisi fatta in maniera regolare e con l'approfondimento della conoscenza delle leggi psicologiche. Per giungere al nostro «io» dobbiamo cercarlo nel mondo soggettivo, dietro alle varie e mutevoli modificazioni psichiche, e dobbiamo quindi volgerci all'interno e conoscere e studiare la composizione e i vari «strati», per così dire, della nostra psiche, che nascondono il volto del vero sé. All'inizio tale studio psicologico di se stessi potrà apparire molto difficile e irto di tranelli perché generalmente l'uomo vive in superficie e tutto volto all'esterno e conosce ben poco dell'aspetto interiore e psichico della sua personalità.

Tuttavia, se sente veramente il desiderio di autoconoscersi, a poco a poco impara a familiarizzarsi con il mondo psichico, viene in contatto con la parte di sé più profonda e incomincia veramente a scoprire quello che è in realtà. 

Il desiderio di conoscersi è importante perché è quello che dà la spinta e il calore necessario per iniziare l'opera. L'ostacolo più comune da superare è l'eccessiva estroversione che fa volgere continuamente l'attenzione al mondo esterno, che fa vivere sempre in rapporto con «oggetti» e che fa volgere le spalle alla vita soggettiva. E' qui opportuno dire alcune parole sui due movimenti dell'interesse vitale dell'uomo che sono chiamati «introversione» ed «estroversione». Introversione è il volgere verso l'interno, verso la vita psichica, l'attenzione e l'interesse. Estroversione invece è il volgere l'attenzione verso il mondo oggettivo ed esterno.

Generalmente noi o siamo prevalentemente introvertiti o prevalentemente estrovertiti per temperamento, per abitudine, ecc. L'uomo sviluppato armonicamente dovrebbe poter alternare ritmicamente questi due movimenti psichici, che sono ambedue necessari e utili per uno sviluppo sano ed equilibrato della personalità. In realtà avviene che prevale o l'uno o l'altro movimento dando luogo così a due tipi psicologici nettamente distinti: gli introvertiti e gli estrovertiti. 

Jung ha studiato e osservato molto questo comportamento dell'interesse vitale e nel suo libro «I tipi psicologici» approfondisce l'argomento. Egli dice fra l'altro che l'éstroversione è come una forza centrifuga che spinge l'uomo verso l'esterno e che fa considerare il mondo oggettivo come un campo d'attrazione, un magnete; l'introversione invece è una forza centripeta per cui l'interesse si allontana dal mondo oggettivo e si volge verso il mondo interiore che diviene il centro di attrazione, di osservazione e di attività.

Quindi se siamo prevalentemente estrovertiti troviamo una difficoltà maggiore allo studio di noi stessi, perché dobbiamo vincere l'abitudine che abbiamo costruita a volgere sempre l'attenzione all'esterno, e con un atto di volontà dobbiamo riuscire a raccoglierci e a dirigere l'interesse all'interno. Ciò non è impossibile e se realmente sentiamo l'aspirazione e la necessità di conoscerci e di riuscire a scoprire la nostra vera natura, a poco a poco impareremo a guardarci dentro. 

L'attenzione è come una lampada che abitualmente usiamo per osservare quello che sta al di fuori di noi, ma se volgiamo questa lampada all'interno tutto il mondo psichico ne verrà illuminato e si paleserà ai nostri occhi. Ogni giorno dovremmo avere alcuni momenti di raccoglimento e di introversione e fare una pausa, una sospensione quotidiana della nostra attività esterna da dedicare al nostro mondo interiore, altrimenti saremo sempre degli esseri immaturi, incompleti e infelici. 

Molto danno deriva all'uomo da questa sua continua fuga da se stesso, ed egli commette senza accorgersene molti errori psicologici che portano le loro conseguenze. Ad esempio molto spesso egli fa sperpero delle preziose e potenti energie psichiche in maniera inutile e talvolta addirittura nociva, oppure al contrario reprime e inibisce il loro sfogo causandosi dei danni e delle sofferenze... 

Altro grave errore psicologico è quello di «evadere» dal dolore. Quante volte noi sotto il colpo della prova e del dolore, reagiamo tuffandoci con febbrile ansietà nella vita esteriore, cercando di dimenticare la pena con lo svago o con l'aumento di attività, e non sappiamo quanto sia nociva questa evasione, poiché il dolore non affrontato, non sofferto e infine non superato, rimane nel nostro subcosciente e con l'andar del tempo cresce come un tumore nascosto, causando malesseri e disturbi gravissimi alla personalità. E quando ci sentiamo fiacchi, deboli moralmente, è proprio perché volgiamo le spalle al nostro mondo interiore e alle potenti energie che giacciono in esso inusate. 

Siamo esseri influenzabili, suggestionabili, privi di autodominio e di volontà, sempre oscillanti e mutevoli proprio perché non abbiamo trovato il «centro» della nostra coscienza, non abbiamo riordinato la nostra psiche e fatta una sintesi interiore. Quindi dobbiamo cominciare a studiarci e a prendere contatto con noi stessi conoscendo per prima cosa la complessa struttura del mondo psichico, le sue leggi e il suo funzionamento, e poi mettendo in pratica i vari metodi di autoanalisi e di esplorazione della psiche. Questo corso di lezioni si propone appunto di suscitare l'interesse per il mondo psichico e di avviare all'autoanalisi e all'autoconoscenza con l'intento di aprire la via alla scoperta del vero Sé. 

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